Così parlò Zarathustra

Sono stato per mesi indeciso se scrivere o meno su questo argomento, ma ne vado troppo fiero per tacere, ed in ogni caso non vado nel dettaglio.

Per il mio cinquantesimo compleanno mio figlio mi regalò questo libro che già possedevo anche se un’edizione più prestigiosa della mia, ringraziandomi per i preziosi insegnamenti e concetti che gli avevo trasferito e che molti ritrovava  in questo libro.

E’ stata una lettera che ancora oggi non riesco a leggere senza commuovermi, in una pagina è riuscito a condensare 25 anni di Vita insieme.

Nella lettera fa la  seguente citazione a me cara:

«Fratello mio, se tu possiedi una virtù, e questa è tua veramente, tu non l’hai in comune con nessun altro.

Ma tu vuoi chiamarla per nome e vagheggiarla; tu vuoi prenderla per le orecchie e trastullarti con lei.

Ed ecco: ora hai in comune con gli altri il suo nome e sei divenuto plebe e gregge per essa.

Meglio faresti a dire: senza nome è ciò che forma la dolcezza e la pena dell’anima mia, la fame dei miei visceri.

Sia la tua virtù troppo elevata per la volgarità dei nomi: e se devi parlare di lei non ti vergognare che il tuo labbro balbetti.

Parla dunque e balbetta: Questo è il mio bene, è ciò che amo, ciò che mi piace. Tale voglio che sia il mio bene: non quale la legge d’un Dio, o uno statuto, o una necessità degli uomini: non quale una guida al di là della terra ed al paradiso.

Una virtù terrena è quella ch’io amo: c’è poco di prudenza in essa e meno ancora di senso comune.

Ma questo uccello fabbricò in me il suo nido e per ciò lo amo e lo tengo caro — e ora siede in me covando le ova dorate.

Così tu devi balbettare esaltando la tua virtù.

Una volta tu possedevi delle passioni e le chiamavi cattive: ora non possiedi che le tue virtù; le quali ebbero origine dalle tue passioni. Tu collocasti il tuo più sublime intento in quelle passioni, ed esse allora divennero le tue virtù e la gioia.

L’uomo è cosa che dev’essere superata: perciò tu devi amare le tue virtù: — perchè tu perirai in causa di esse».

Cosi parlo Zarathustra.

Ne vado fiero perché in mezzo al deserto in cui viviamo sono riuscito a spingere i miei figli al pensiero, non è una vita felice ed ovviamente non è una vita spensierata, sarebbe una contraddizione in termini.

Vivere pensando è tutt’altro che semplice, e per pensare non intendo pensare come fregare, illudere, raggirare il prossimo, pensare intendo riflettere su se stessi, su ciò che si è, indagando e non tralasciando neanche il minimo sentimento che provo, analizzarlo, sezionarlo.

Quindi è una vita complessa, a volte solitaria, sempre in conflitto, sempre in battaglia con tutte le tue passioni ed i tuoi infiniti io, è una vita pericolosa perché indagando te stesso puoi perderti e non ritrovarti mai più, ma è anche l’unica vita che vale la pena di vivere, almeno per me!

ElO

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